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La Dimora dei Grandi Aretini. Mito e Storia nel Palazzo delle Provincia di Arezzo. [Ed. Rilegata]

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Codice: 18391137336361

Editore: Editrice Le Balze

Categoria: Architettura

Ean13: 9788875390273

Montepulciano, 2003; ril., pp. 256, 126 ill. b/n e col., cm 24x29.

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La monografia di Maria Grazia Fabbroni Redi è un lavoro attento e puntuale basato sulla cospicua documentazione che si è reso necessario consultare per ripercorrere le vicende della costruzione, della ristrutturazione e della decorazione dell'intera struttura architettonica. Il Palazzo nato da accorpamenti di più edifici vide la prima sistemazione nel prospetto che guarda l'attuale Palazzo Comunale tra il 1849 e il 1851 su progetto ell'ing. Angelo Cianferoni, quando era sede della Prefettura; mentre il porticato fu un'aggiunta del 1934 ad opera dell'ing. Umberto Tavanti. L'edificio che guarda Via Ricasoli, di fronte al fianco sud della Cattedrale, è una ristrutturazione storicistica neo-gotica, realizzata fra il 1913 e il 1924 dall'Ing. Giuseppe Paoli, ingegnere-capo della Provincia quando anche Arezzo fu investita dalla moda dei ripristini neo-medievali. Di Giuseppe Paoli rimangono la firma e la data 1920-24, scolpite sul pilastro centrale dell'Atrio del Ricevimento. Nel 1922 i lavori di decorazione nella Sala del Consiglio del Palazzo della Provincia furono affidati ad Adolfo de Carolis, artista impegnato nella decorazione di ambienti pubblici e illustratore, fra l'altro, di opere di d'Annunzio con il quale collaborava anche come scenografo L'intervento architettonico destinato alla realizzazione del nuovo Palazzo della Provincia non era un fatto isolato, ma si inseriva nell'opera di rinnovamento che, agli inizi del Novecento e fino alla metà di quel secolo, si sviluppò nel centro storico aretino. La decorazione del Palazzo resta un notevole esempio decorativo del fiorentino Galileo Chini, artista di primissimo piano nel panorama pittorico italiano che portò le più belle fiammate del liberty ad Arezzo.

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